Cinque band locali, dai Sneaky Toy e A Bat’s Project – per quanto riguarda gli artisti più conosciuti del panorama musicale triestino e non solo – ai nomi più recenti come i Choose The Red Pill e i Buss in una delle loro prime esibizioni live o i già noti Katastrofika alle prese con una sorta di reunion, si alterneranno sabato dalle 17 al Trieste Rock City Party: «Il Festival è organizzato dall’associazione culturale slovena Drago Bojan di Gabrovizza con l’aiuto di volontari come il sottoscritto – racconta il musicista Nevio Trento». Negli anni ha cambiato location (Padriciano, Bar Naut in via Flavia e dal 2016 l’appuntamento è a Gabrovizza) ma la formula rimane la stessa: far esibire band locali che girano attorno al genere rock.
Gli Sneaky Toy, un ep all’attivo intitolato “Dino-sour”, suonano pop, punk rock melodico e hardcore e sono nati da un’idea di Andrea Zanolla e Simone Stocheli, chitarristi e cantanti dei My Space Invaders, storica band punk rock triestina. «L’obiettivo – dicono – era quello di sperimentare un nuovo tipo di punk rock, con arrangiamenti più rabbiosi e decisi e con una voce femminile potente ma melodica, quest’idea si è concretizzata con l’incontro di Leo Bugatto, cantante dei Vidiam (qui al basso) e dopo una sola prova Laura Mandich col suo carisma e la sua voce energica ha conquistato tutti ed è entrata nel gruppo, il posto alla batteria viene occupato da Zanolla, ex batterista di gruppi come Piano Earthquake e Black Pope». La scrittura delle canzoni delinea subito un sound personale, influenzato però da band come Nofx, The Offspring, Blink 182, Misfits, Not On Tour, Bad Cop/ Bad Cop, Tilt.
A Bat’s Project è il progetto di Daniele Maraspin, virtuoso della chitarra, classe ’88, fin da piccolo inizia a navigare nella musica studiando prima il pianoforte, per poi passare al violoncello e quindi alla chitarra elettrica; dal 2016 A Bat’s Project diventa un trio con l’ingresso di Elia Zupin nel ruolo di sound engineer e di Alfredo Mancuz alla batteria.
Qualche anno fa, come documentato anche dalla compilation Kornalcielo “Trieste Rock City” che ha ispirato l’avvio del festival sul carso, in città sembrava esserci una fervida scena dedita al rock più duro, oggi ci sono tanti cantautori ma forse meno gruppi: «Ci sono meno band – riprende Trento – ma come sempre il problema sono gli spazi, una costante della nostra città. Penso sia un momento particolare per la musica a Trieste (basta notare l’assenza di un grande nome in Piazza Unità per quest’estate), forse solo una fase. Le difficoltà per creare questi eventi ci sono sempre e alle volte scoraggiano chi si butta nell’impresa. Il nostro festival non prevede alcun guadagno e se gli anni passati riuscivamo almeno a coprire le spese, quest’anno nuove norme forse ci faranno andare in rosso. Altre associazioni hanno addirittura deciso di non promuovere i propri eventi a causa di normative in merito agli orari limitanti». A proposito degli spazi, dopo la chiusura del Tetris, Etnoblog e le vicende alterne del Rock Out e Full Gas sembrano non esserci molte alternative. «Direi nessuna – conclude Trento -. Il Tetris è stato l’unico locale a Trieste che ha potuto confrontarsi con realtà musicali simili a livello nazionale e internazionale. Rimangono solo luoghi che possono essere adibiti ma i costi per tali operazioni scoraggiano chiunque non possa garantire un incasso sicuro. Poi ci sono i “baretti” che si improvvisano locali creando a volte situazioni a dir poco imbarazzanti per chi suona e per chi assiste».
Elisa Russo, Il Piccolo 31 Agosto 2019