La ventesima edizione del Festival Udin&Jazz ha in cartellone un omaggio a Demetrio Stratos e ai suoi Area.
Giovedì 24 Giugno alle 22, alla Chiesa di San Francesco, appuntamento con “Il mio mitra è un contrabbasso”: serata tributo che prevede un incontro, a cura di Neri Pollastri, con la partecipazione di Patrizio Fariselli ePaolo Tofani degli Area, Daniela Ronconi Demetriou (moglie del cantante), Luciano D’Onofrio e Monica Affatato, autori del documentario (proiettato in serata) “La Voce Stratos”.
Venerdì 25 Giugno alle 16, sempre nella Chiesa di San Francesco c’è un incontro con gli Area; alle 22 si terrà il concerto reunion degli Area: Patrizio Fariselli al pianoforte, Ares Tavolazzi al contrabbasso, Paolo Tofani alla chitarra ed effetti elettronici, U.T.Gandhi alla batteria.
Il cofanetto libro+dvd “La voce Stratos” (Feltrinelli) ripercorre la vita breve ed intensa di Stratos che attraversò come una cometa luminosa la scena della musica italiana degli anni Sessanta e Settanta, lasciando una traccia indelebile. La sua morte inaspettata nel 1979, a soli trentaquattro anni, lasciò un vuoto mai più colmato. Stratos è stato figura politica, interprete di un movimento rivoltoso e fantasioso, che ha trovato il suo culmine nei concitati mesi del 1977, appena prima che tutto si trasformasse in violenza. Le sue canzoni come “Gioia e rivoluzione”, “Elefante bianco”, “Luglio, agosto, settembre (nero)” senza minimamente concedere alle facili melodie della canzonetta italiana, sono diventati per una generazione inni di impegno e di vita. Questo documentario, che riproduce per la prima volta filmati di repertorio familiare, restituisce la pienezza di un artista che è stato uno dei più grandi “musicisti della voce” del Ventesimo secolo. Affermava Stratos: «Dove c’è voce c’è trauma, decostruzioni, sfaldamento della trama ordinata del significato e, da ultimo, rivolta, lacerazione dell’ovvietà».
Sugli Area è uscito anche un libro per Arcana Songbook nel 2009: «Consapevolezza. Gli Area, Demetrio Stratos e gli anni settanta» di Luca Trambusti. Gli Area sono uno dei gruppi più sottovalutati della storia italiana, scrive Trambusti: «Per tre anni furono incompresi, snobbati, ignorati o insultati. Erano un gruppo “scomodo”, di cui nessuno voleva scrivere: e quindi li ignoravano. Parlare di loro significava schierarsi e anche la stampa di sinistra ha preferito la canzone d’autore: perché la capiva ed era difendibile, anche per le radici più italiane. Nemmeno quando gli Area fecero un concerto per 10 mila persone la stampa scrisse nulla. Poi hanno svoltato quando hanno iniziato a ricevere premi (quello della Critica discografica nel 1974) e furono invitati all’estero». Certo non lasciavano indifferenti: erano un gruppo da trionfo o linciaggio, mescolavano jazz, rock e impegno politico. Gli Area suonarono nei posti più assurdi, compreso il manicomio di Trieste proprio nel pieno della rivoluzione basagliana. Dice Fariselli: «Per noi fu sempre durissima. Anche nel momento d’oro il nome e il prestigio erano superiori ai dati di vendita e ai rientri economici dei concerti. Sì: suonavamo tanto, ma sempre a prezzi proletari». Ancora Fariselli: «Una delle cose che ci faceva ridere era vedere certi gruppi che entravano nei camerini e uscivano in un modo diverso; salivano sul palco ed erano altre persone, truccati, abbigliati. Era lo spettacolo circense dell’esaltazione delle falsità. Noi pensavamo che non ci doveva essere differenza tra la vita quotidiana e quella sul palco: anche nei video dell’epoca appariamo come personcine sobrie, che si relazionano con quello che fanno. Ecco: per noi pubblico e privato si fondevano nell’onestà intellettuale, caratteristica che abbiamo posto come faro per il nostro lavoro».
Elisa Russo, Il Piccolo 24 Giugno 2010