UPSET NOISE intervista a Fausto Franza – live a Ts 19 e 20.03.16

Gli Upset Noise tornano in concerto nella loro Trieste dopo un tempo immemorabile. Sarà un appuntamento doppio: sabato alle 22 e domenica alle 18 al Tetris di via Della Rotonda. In entrambe le occasioni si esibiranno anche i Raw Power, altra band che ha scritto la storia dell’hardcore made in Italy. Gli Upset Noise nascono negli anni Ottanta, uno dei primi componenti è il chitarrista Fausto Franza che oggi racconta: «Gli Upset hanno suonato nell’83 in piazza Unità, nell’84 in piazza Cavana, nell’88 al Ferdinandeo e nel ‘90 a Muggia. Volevamo veramente tanto suonare a Trieste e per questo dobbiamo ringraziare i ragazzi del Tetris e la Hub Music Factory». Il chitarrista continua con ricordi lontani ma molto vivi:

«Trieste 1982, avevo 16 anni, i capelli lunghi, ascoltavo Kiss, Van Halen, Sex Pistols, stavo imparando a suonare la chitarra, mi piacevano i suoni distorti ed ero molto attratto dal fenomeno punk. Nel rione dove abitavo avevo notato strani personaggi che un dì finalmente intercettai mentre stavano trafficando all’entrata di un portone con strumenti e parti di batteria. La mia curiosità fu esaudita: mi invitarono a salire in quella che era la loro sala prove. Conoscere una punk band a 200 metri da casa risultava a dir poco straordinario ma fu proprio così che conobbi gli Upset Noise: Giorgio Macoratti al basso, Fabrizio Fiegl alla batteria, Franco Busletta alla chitarra, Icio alla voce. Continuai ad assistere alle loro prove con interesse, quel modo di suonare era lontano da qualsiasi schema classico; era grezzo, veloce, rumoroso, zeppo di cambi, permetteva libera espressione, spontaneità, sfogo… tutto questo senza nemmeno dover suonare tanto bene poi. Era perfetto».

E poi?

«Nell’83 il chitarrista si allontanò dalla band, di riflesso confessai a Fabrizio e a Giorgio che qualche passaggio ero riuscito a riprodurre e che mi sarebbe piaciuto ritornare con la chitarra per poter provare con loro o perlomeno tentare. Dopo un inizio alquanto ruvido trovai il giusto tono e nelle volte successive imparai i brani fino a soddisfarli mentre ci raggiungeva Sandro Zarotti alla voce. Con lui realizzammo «Vi Odio», primo ep autoprodotto e condiviso a metà con gli Warfare di Gorizia. Nell’84, purtroppo, il suicidio del bassista Giorgio ci lasciò basiti. Voglio ricordare Giorgio come vera mente della band insieme a Fabrizio che, pur soffrendo per l’accaduto, non si perse d’animo proponendo l’entrata di Paolo Cattaruzza, già loro amico ma esordiente al basso. A ruota arrivò la voce di Edi Roncelli che ringrazio ancora oggi per aver contribuito alla crescita della band con i suoi modi e i suoi bellissimi testi. Dopo molti allenamenti, poiché ripartiti da zero, e con il nuovo materiale, riuscimmo a mettere insieme ed autoprodurre «Disperazione Nevrotica» (ep) che ci fece conoscere maggiormente negli ambienti e quindi partecipare a diversi live tra Bologna, Milano e Torino».

Dal 1985 in poi…

Gli Upset Noise fine '80-primi '90: Fausto Franza, Guido Zamattio, Lucio Drusian, Stefano Bonanni, Massimo Arban
Gli Upset Noise fine ’80-primi ’90: Fausto Franza, Guido Zamattio, Lucio Drusian, Stefano Bonanni, Massimo Arban

«Nell’85 Fabrizio fu richiesto dai Negazione di Torino, dapprima in prestito, poi a tempo pieno e così proposi a Stefano Bonanni, già batterista degli Eu’s Arse di Udine, di venire a provare con noi. Stefano era dei nostri e la svolta fu completa quando poi arrivò Lucio Drusian alla voce. Provavamo settimanalmente a Udine nella stanzetta di Stefano, con lui il rockettaro che c’era in me emerse un bel po’ insieme ai testi in inglese di Lucio e la miglior padronanza del basso di Paolo. Il materiale sonoro cresceva bene assumendo una piega effettivamente meno tagliente rispetto a prima ma più potente, difatti approcciavamo sonorità e ritmiche verosimili a ciò che poi venne chiamato “crossover”, cioè il ponte tra due correnti musicali quali il punk/hardcore e il metal. Nasce così nell’87 «Nothing More to be Said» per un’etichetta belga e la seguente ristampa italiana nell’88. Nell’89 un ulteriore cambio di line up: Guido Zamattio al basso e Massimo Arban come seconda chitarra. Con questa formazione registrammo «Growing Pain» e «Come to Daddy» che sono i lavori più maturi e meglio strutturati ma lontani dalla prima epoca di chiara matrice hardcore. Calcammo le scene per 5 lunghi anni, poi nel ‘95 ci fu lo stop».

Degli anni d’oro degli Upset cosa ti è rimasto?

«Resta l’orgoglio per l’esperienza in sé, per aver fatto un percorso e ottenuto buoni risultati, per tutti i riconoscimenti raggiunti dalla band. Resta una piccola orma che ci ripaga di tutti i sacrifici, resta il sapore dell’aria vissuta ai concerti. Restano le immagini degli infiniti km in giro per mezza Europa vissuti con tanto entusiasmo e spirito d’avventura».

R-401497-1365964439-3087.jpegIl momento dello scioglimento?

«Devo ammettere che ci soffrii molto, al punto in cui eravamo mi era difficile pensare di concludere quell’esperienza così importante ma obbiettivamente non c’erano più le condizioni per continuare».

Negli anni successivi agli Upset che rapporto hai avuto con la musica?

«Immediatamente formai gli Slugrain on Pluto con l’aiuto di 4 musicisti dell’entourage triestino dove mi impegnai a suonare e cantare, avevo materiale pronto e ancora tanta voglia di fare, il sound era molto tosto e riuscivo a infilarci delle buone melodie. Il progetto si spense dopo un paio d’anni ed un paio di concerti. Poi negli Head Mistress con Eryx alla voce, poi con gli Inflated ed infine qualche collaborazione in studio».

Growing PainDa qualche anno girava la voce di una possibile reunion e si diceva che fossi tu quello più restio a farla. È così?

«Più volte negl’anni si è ventilata l’ipotesi di un ritorno. Negl’ultimi tempi si concretizzò maggiormente poiché stava uscendo il box-set cd/dvd con «Nothing More To Be Said» e «Growing Pain» rimasterizzati + live + intervista e la spinta c’era. Tra i disponibili al tavolo si delinearono delle ipotesi, una di queste voleva limitare il tutto ad un unico concerto per celebrare l’uscita del cofanetto ed eventualmente pochi altri interventi live e non contemplava alcuna reunion. Non mi piaceva l’idea di salire sul palco dopo 20 anni esclusivamente per un paio di eventi e in condizioni grossolane, la mia ipotesi descriveva una reunion completa, una scaletta dei pezzi che comprendesse l’intero percorso… in definitiva una stimolante rivincita allo stop del ’95. Questo però richiedeva un certo impegno che solo alcuni di noi potevano assicurare. La scelta sul nome di Giorgio Donati risolse il caso del bassista ufficiale della reunion Upset Noise 2015».

R-2102758-1366161452-9311.jpegL’emozione provata a risalire sul palco con i tuoi vecchi compagni?

«Con Donati avevo già suonato in precedenza, in verità nasce come chitarrista ma in questa circostanza si è trasformato, insieme a lui abbiamo rivisitato e studiato le rispettive parti di chitarra e basso. Riprendere con Stefano e Lucio dopo 20 anni è stato uno schianto».

Come stanno andando queste date?

«Molto bene direi, mi sa che la ruggine se n’è andata, l’allenamento continua e i live sono un toccasana per questi giovanotti».

E che concerto vedremo al Tetris? Rispetto al Deposito ci saranno cambi di scaletta?

«Suoneremo la stessa scaletta con uno o due pezzi in più. La domenica che è giorno di replica avremo il Zarotti che canterà quei due brani che 32 anni fa cantava lui stesso. Una novità non da poco è che al carrozzone si è aggiunto da pochissimo un altro chitarrista e sul palco del Tetris saremo in cinque».

Un nuovo disco?

«Ci pensiamo seriamente ma non ha la priorità al momento, ora dobbiamo concentrarci molto sull’esecuzione dei brani e quelli ancora da includere in scaletta inerenti agli ultimi periodi. Fatto questo lavoreremo sui pezzi nuovi, due sono già in cantiere e già dimostrano il carattere della band com’è adesso».

Elisa Russo, Il Piccolo 17 Marzo 2016

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