Artista libera che ama definirsi una “zingara errante”, porta con sé un folk genuino di altri tempi, arricchito di sonorità country, melodie indie e incursioni rock. Nata nel 1980 nel profondo Texas, Vanessa Peters è un’ottima performer di musica americana, legata alle radici ma estremamente duttile e aperta a nuovi orizzonti. In Italia ha trovato negli anni un pubblico affezionato, e a Trieste ha suonato diverse volte: l’ultima nel 2019 al Teatro Miela. Questa è però la prima volta in cui arriva in città con la sua band al completo: il marito Rip Rowan alla batteria e poi i romani Federico Ciancabilla alla chitarra, Andrea Colicchia al basso, Matteo Patrone alla tastiera. L’occasione è la prima serata del Trieste Calling The Boss, mercoledì al Castello di San Giusto. Il festival partirà già nel pomeriggio, in Piazza Verdi alle 17, con Laura Clemente & Andrea Girardo. Alle 20.30 la rassegna organizzata da Trieste is Rock e Good Vibrations nel cartellone di “Hot in the City” e Trieste Estate si sposta a San Giusto con il set che vedrà protagoniste le voci femminili delle triestine Amber, Gabry (con il violino di Monterosso), della goriziana Laura Clemente e della friulana Federica Crasnich per lasciare poi spazio alla cantante americana. Peters presenta il suo ultimo album, undicesimo della carriera, “Modern Age”. «Il titolo “Tempi moderni”, che è un po’ ironico – racconta Vanessa – mi è venuto in mente quando la mia squadra di baseball del cuore ha deciso di costruire uno stadio nuovo con una parte al chiuso, per poterci mettere l’impianto di aria condizionata, nonostante quello esistente fosse praticamente nuovo. Una cosa assurda. Hanno speso un sacco di soldi. Soldi che potevano investire in scuole, ospedali, dar da mangiare a chi ha bisogno… siamo sempre alla ricerca delle cose più nuove e tecnologiche quando abbiamo già tutto quello che ci serve. È un mondo in cui chi è ricco lo diventa sempre di più e chi è povero s’impoverisce ancora».
Apprezzata per la sua voce, Vanessa Peters è stata accostata a protagoniste della scena musicale come Lucinda Williams, Emmylou Harris, Patty Griffin, Suzanne Vega, Beth Orton e Aimee Mann. Da qualche anno ha una base anche a Lucca, dove si trovava allo scoppio dell’emergenza sanitaria nel 2020: «Abbiamo deciso di fermarci – spiega – perché viaggiare in quel momento sembrava rischioso. E l’estate scorsa la situazione era più incoraggiante qui in Italia, qualcosa aveva riaperto, mentre negli Usa era preoccupante, perché non avevano preso le cose seriamente dall’inizio. Siamo stati qui 16 mesi per poi tornare in America a inizio aprile, ci siamo fermati due mesi per vedere la mia famiglia e vaccinarci. In alcuni stati come il Texas hanno tolto l’obbligo di mascherine e distanziamento già a marzo, quando hanno cominciato a vaccinare, purtroppo il virus è molto sottovalutato dalla maggior parte della popolazione, negli stati in cui è stata fatta propaganda anti-vax i numeri dei contagi adesso sono peggio dell’anno scorso. Rimango ancora a bocca aperta quando incontro qualcuno che dice “è solo un’influenza”». La cantante sarà ancora in Italia per una decina di date, a settembre il tour arriva in Olanda e Germania, a ottobre tornerà negli Usa. Il suo italiano è ormai fluente, tanto da chiederle se scriverà mai una canzone nella nostra lingua: «Per ora non me la sentirei – conclude –, magari una cover, in viaggio ascoltiamo anche musica italiana: Perturbazione, Gazzè, Fabi e la triestina Chiara Vidonis».
Elisa Russo, Il Piccolo 17 Agosto