Sta registrando un sold-out dopo l’altro il tour dei Verdena: sarà così anche venerdì al Deposito Giordani di Pordenone. La serata comincerà alle 21.30 con gli Aucan (post hardcore da Brescia, accasati alla pordenonese Tempesta Dischi). I Verdena faranno anche tappa a Trieste (il 9 aprile al Teatro Miela, con la collaborazione del Gruppo Tetris).
«Wow» (Universal), la nuova fatica del trio bergamasco, è stato premiato da pubblico, critica e vendite. Poco dopo l’uscita, i Verdena sono balzati al secondo posto della classifica, surclassando Negramaro, Ligabue e Zucchero. Con un doppio album tutt’altro che facile da assimilare, nella sua lunghezza (27 canzoni) e varietà.
I fratelli Ferrari e Roberta Sammarelli, ormai in pista da molti anni, sono entusiasti (ma non sorpresi) dei riscontri. Commenta Alberto:
«La reazione del pubblico è buona, come è sempre stata. A volte dopo i concerti capita che si è troppo stanchi per uscire, ma se riusciamo ci fermiamo volentieri a confrontarci. Quelli che incontro sono tutti contenti, mi sembra positivo il loro approccio al gruppo. È una cosa strana vedere che nelle prime file ci sono sempre i giovanissimi. Vuol dire che si sta raccogliendo di generazione in generazione». I Verdena si sono presi tre anni per completare “Wow”, si sono chiusi nel loro celebre studio (l’ex pollaio) e hanno lavorato duramente, tanto da uscirne provati: «Sono stati anni molto duri per noi a livello musicale, abbiamo suonato parecchio e cerchiamo sempre di dare il massimo. Quindi ci vuole un po’ di sforzo fisico e mentale. Finito questo disco ero spossato. Mi sono ammalato. Quando stai troppo su un lavoro, il tuo corpo rigetta te stesso. Ho riascoltato il disco un mesetto fa, adesso lo vedo bene ma penso che non lo riascolterò più per un po’ di tempo! Però mi sembra un buon lavoro. Ho dei ricordi legati ad ogni canzone, ovviamente ci tengo molto».
Alberto Ferrari, questa volta ha deciso di fare tutto da sé, senza l’ausilio di produttori esterni:
«È il secondo disco nelle vesti di produttore. Era una questione proprio di essere soddisfatto del risultato. Purtroppo siamo dei perfezionisti, io soprattutto. Luca e Roberta sono molto più punk di me. Luca però mi dà retta, la Robi si stanca più facilmente».
Ai vecchi amori, come i Nirvana, si sono aggiunti alcuni ascolti importanti per lo sviluppo di “Wow”:
«Quando mi chiedono dei Nirvana rispondo sempre che la loro etica è fondamentale. Erano molto naturali. Erano loro stessi. Come as you are, vieni come sei.
Brian Wilson è un amore scoppiato tre anni fa, prima lo avevo ignorato. Sono contentissimo di aver ascoltato altra musica entusiasmante e diversa da quella che ascoltavo di solito. E anche Lucio Battisti con “Anima Latina”, una scoperta di mio fratello. È un bellissimo disco, sia a livello di testi che a livello di musica e arrangiamenti». E poi c’è l’amicizia con i padovani/triestini Jennifer Gentle: «Con i Jennifer siamo molto amici, ci ritroviamo nelle idee musicali, c’è affinità. Ci sembra di suonare con persone che conosciamo da sempre, quindi è un bell’approccio. Sono liberi e sono veri, loro. Pur essendo bravi ragazzi fanno anche della bella musica!
Quest’anno stiamo portando come supporto molti gruppi bergamaschi. Conosciamo più quelli della nostra zona perché siamo stati parecchio isolati nel nostro studio».
Oltre ai nuovi ascolti, le canzoni sono segnate dalla loro genesi diversa rispetto al passato:
«Il disco è nato al piano, è stata una grossa fonte di ispirazione. È stato bello trovarsi di fronte ad uno strumento che mi ha tirato fuori idee nuove, rispetto alla chitarra. In questo disco la maggior parte dei pezzi sono partiti da me, sono stato abbastanza capo in questo. Ma ci sono anche pezzi nati da Luca tipo “La volta” e “Le scarpe volanti”. Tendiamo a sperimentare molto.
Facciamo quello che abbiamo sempre fatto, cerchiamo di andare in posti nuovi per non annoiarci, magari oggi c’è più consapevolezza fuori rispetto alla nostra band. Abbiamo avuto totale libertà da parte della casa discografica. Loro semplicemente stampano il disco».
Sulla scaletta, anticipa Alberto: «Per ora facciamo molti pezzi nuovi, penso che quest’estate inseriremo anche cose più vecchie».
I fratelli Ferrari e Roberta Sammarelli, ormai in pista da molti anni, sono entusiasti (ma non sorpresi) dei riscontri. Commenta Alberto:
«La reazione del pubblico è buona, come è sempre stata. A volte dopo i concerti capita che si è troppo stanchi per uscire, ma se riusciamo ci fermiamo volentieri a confrontarci. Quelli che incontro sono tutti contenti, mi sembra positivo il loro approccio al gruppo. È una cosa strana vedere che nelle prime file ci sono sempre i giovanissimi. Vuol dire che si sta raccogliendo di generazione in generazione». I Verdena si sono presi tre anni per completare “Wow”, si sono chiusi nel loro celebre studio (l’ex pollaio) e hanno lavorato duramente, tanto da uscirne provati: «Sono stati anni molto duri per noi a livello musicale, abbiamo suonato parecchio e cerchiamo sempre di dare il massimo. Quindi ci vuole un po’ di sforzo fisico e mentale. Finito questo disco ero spossato. Mi sono ammalato. Quando stai troppo su un lavoro, il tuo corpo rigetta te stesso. Ho riascoltato il disco un mesetto fa, adesso lo vedo bene ma penso che non lo riascolterò più per un po’ di tempo! Però mi sembra un buon lavoro. Ho dei ricordi legati ad ogni canzone, ovviamente ci tengo molto».
Alberto Ferrari, questa volta ha deciso di fare tutto da sé, senza l’ausilio di produttori esterni:
«È il secondo disco nelle vesti di produttore. Era una questione proprio di essere soddisfatto del risultato. Purtroppo siamo dei perfezionisti, io soprattutto. Luca e Roberta sono molto più punk di me. Luca però mi dà retta, la Robi si stanca più facilmente».
Ai vecchi amori, come i Nirvana, si sono aggiunti alcuni ascolti importanti per lo sviluppo di “Wow”:
«Quando mi chiedono dei Nirvana rispondo sempre che la loro etica è fondamentale. Erano molto naturali. Erano loro stessi. Come as you are, vieni come sei.
Brian Wilson è un amore scoppiato tre anni fa, prima lo avevo ignorato. Sono contentissimo di aver ascoltato altra musica entusiasmante e diversa da quella che ascoltavo di solito. E anche Lucio Battisti con “Anima Latina”, una scoperta di mio fratello. È un bellissimo disco, sia a livello di testi che a livello di musica e arrangiamenti». E poi c’è l’amicizia con i padovani/triestini Jennifer Gentle: «Con i Jennifer siamo molto amici, ci ritroviamo nelle idee musicali, c’è affinità. Ci sembra di suonare con persone che conosciamo da sempre, quindi è un bell’approccio. Sono liberi e sono veri, loro. Pur essendo bravi ragazzi fanno anche della bella musica!
Quest’anno stiamo portando come supporto molti gruppi bergamaschi. Conosciamo più quelli della nostra zona perché siamo stati parecchio isolati nel nostro studio».
Oltre ai nuovi ascolti, le canzoni sono segnate dalla loro genesi diversa rispetto al passato:
«Il disco è nato al piano, è stata una grossa fonte di ispirazione. È stato bello trovarsi di fronte ad uno strumento che mi ha tirato fuori idee nuove, rispetto alla chitarra. In questo disco la maggior parte dei pezzi sono partiti da me, sono stato abbastanza capo in questo. Ma ci sono anche pezzi nati da Luca tipo “La volta” e “Le scarpe volanti”. Tendiamo a sperimentare molto.
Facciamo quello che abbiamo sempre fatto, cerchiamo di andare in posti nuovi per non annoiarci, magari oggi c’è più consapevolezza fuori rispetto alla nostra band. Abbiamo avuto totale libertà da parte della casa discografica. Loro semplicemente stampano il disco».
Sulla scaletta, anticipa Alberto: «Per ora facciamo molti pezzi nuovi, penso che quest’estate inseriremo anche cose più vecchie».
Elisa Russo, Il Piccolo 8 Marzo 2011