VINICIO CAPOSSELA AL MITTELFEST IL 12.09.20

«Mi trovo al tempio dove vengo proprio a leggere Il Piccolo: il Caffè San Marco»: Vinicio Capossela non rinuncia a una tappa di piacere a Trieste, prima di spostarsi a Cividale per il Mittelfest, questa sera (due repliche, alle 18 e alle 21.30) con il suo nuovo spettacolo “Pandemonium”. «Il Friuli Venezia Giulia – aggiunge – per me è un’idea a cui tendere, ne sono attratto da sempre».

Perché “Pandemonium”?

«Ha più riferimenti, da una parte la pandemia; se vogliamo rifarci all’etimologia il tutto che produce anche la contraddizione, la cacofonia in termini musicali, esprime la pluralità delle nostre nature e il demonium a cui faccio riferimento è il demone delle forze vitali che ci spingono alle relazioni. La condizione del confinamento che stiamo vivendo sviluppa questi demoni perché si ha una maggiore intimità con sé stessi».

La scaletta?

«Il concerto prende l’avvio narrativo da questa condizione e si sviluppa con un repertorio variabile che va un po’ al passo con trent’anni di carriera. Dal punto di vista musicale è interessante perché il pandemonium è anche un’idea di strumento, una specie di grande organo “dis-harmonium”. Mi accompagna Vincenzo Vasi, sperimentatore, rumorista, un musicista che è una specie di uomo orchestra, che non sostituisce l’orchestra ma ne fa sentire la mancanza. E a Cividale ci sarà Raffaele Tiseo che è stato fondamentale nella stesura dell’ultimo disco “Ballate per uomini e bestie”. C’è un’interazione con il luogo, cerchiamo di dare un rimando in musica alle sue architetture e la sua storia».

Cosa cambia con le nuove norme?

«Viviamo una condizione diversa, è come aver rinunciato alla corporeità e quindi si agisce di più sulla concentrazione e anche su una certa forma di spiritualità, i posti che devono stare vuoti ci fanno sentire la mancanza degli assenti, la musica può provocare un’espansione dell’anima e abbiamo un vuoto maggiore da riempire intorno. È un’esperienza comunque molto profonda perché ogni cosa ha un valore doppio, richiede un’assunzione di responsabilità, quindi c’è un’intimità seppure nella distanza, si avverte l’importanza di esserci e di essere fisicamente in quel luogo».

Durante il lockdown ha intrattenuto il pubblico con dei video.

«Non sono mai stato un grande conoscitore dei social però in quel momento mi è venuto naturale, in una situazione di assoluta solitudine, in questa specie di non tempo era importante rimarcare la differenza tra ogni giorno con una rubrica quotidiana, un po’ legata agli eventi del calendario, una sorta di almanacco del giorno».

Nel brano “La Peste” parla dei rischi della rete.

«Il web è una possibilità di conoscenza. Ma ci dà un potere molto forte e quindi richiede una responsabilità nei comportamenti individuali. In questa fase non c’è un’etica e neanche una legislazione e troppo spesso si confonde la dimensione privata con quella pubblica, circola anche l’orrore, la pestilenza».

In epoca di musica digitale lei rilancia l’oggetto (cd, vinile e libretto illustrato) con una bella edizione dell’ep “Bestiario d’amore”.
«La smaterializzazione della musica è una cosa straordinaria però per un’opera che viene dai libri (il bestiario medievale) è stato interessante trovare un’artista contemporanea che riprendesse quell’iconografia».

Quanto il virus ha scombinato i suoi piani?

«È stato straordinario vedere come è vago fare progetti. Tutto può cambiare da un momento all’altro in maniera imprevista. Si fa fronte giorno per giorno. Abbiamo fatto lo stesso lo Sponz Fest, per l’ottavo anno, ed è stato importante confrontarsi anche con i frutti avvelenati di questa situazione che sono la delazione, il sospetto, la paura, la diffidenza».

Tra le date annullate, anche quelle al Miela.

«Già. Dovevamo festeggiare un doppio anniversario, trent’anni del teatro e dal mio primo disco. Speriamo di recuperare nel 2021».

 

Elisa Russo, Il Piccolo 12 Settembre 2020

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