VINICIO CAPOSSELA AL POLITEAMA ROSSETTI IL 10.04.22

«I brani degli esordi hanno un elemento biografico in cui la vita tracima nelle canzoni»: Vinicio Capossela guarda alle sue origini con soddisfazione, più che con nostalgia. «Poi si pubblicano tanti album, e di quelle vecchie canzoni in scaletta ne restano un paio e allora ho pensato che per una volta sarà bello indugiare, perdersi in quel repertorio. Un’occasione unica, perché non è un vero e proprio tour, solo poche date». Insomma, chi vuole risentire le canzoni del debutto “All’una e trentacinque circa”, uscito il 12 ottobre del 1990 e tenuto a battesimo da Francesco Guccini, e più in generale estratti dai primi tre lavori del celebre cantautore non può lasciarsi sfuggire l’appuntamento di domenica 10 aprile alle 21 al Politeama Rossetti con “Round one thirty five 1990 – 2020. Personal Standards” (organizza VignaPR e AND Production in collaborazione con il Politeama Rossetti – Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, biglietti disponibili).

Capossela, di che spettacolo si tratta?

«Per il trentennale si è messa su questa formazione con Antonio Marangolo, il musicista che ha arrangiato i primi tre dischi, che sono diventati un po’ degli standard personali, e poi Giancarlo Bianchetti, Enrico Lazzarini. Non è un’operazione nostalgica, è solo che ci sono dei brani che stanno lì a seconda dei periodi della tua vita, creano una familiarità che ha una sua forza».

Festeggia un trentennale, anche se con un po’ di ritardo?  

«Nel 2020 io e il Teatro Miela avremmo dovuto festeggiare insieme i nostri rispettivi trentennali, avevamo fissato una data ma poi la pandemia ha fatto saltare tutto, mi è dispiaciuto».

Il suo primo concerto a Trieste a quando risale?

«Nel ’95 proprio al Miela e in quell’occasione è nata un’amicizia che dura tuttora con Alessandro Mizzi, che era tra gli organizzatori. Lo ricordo molto bene. Sono tornato altre volte, anche con la Kočani Orkestar. E poi al teatro sloveno, nei posti più vari, nel ’97 in Piazzetta Barbacan con Vincenzo Costantino “Cinaski”, forse l’unica volta all’aperto».

Nel 2018 è stato protagonista del concerto segreto della Barcolana all’Hangar Teatri. E al Rossetti?

«Con i tour ho fatto spesso tappa al Politeama, per esempio con il “Solo Show”, in cui veniva allestita una gabbia dentro la quale finiva qualcuno a turno prelevato dal pubblico e a Trieste si prestò Paolo Rumiz che è un amico».

E la collaborazione con il triestino The Leading Guy?

«Concerto Music, che mi segue da quando avevo 24 anni, ha prodotto il suo primo disco in italiano; ho dato un piccolo contributo vocale nel suo singolo “Solo Musica”, condividiamo altri compagni di strada, come Taketo Gohara e Alessandro “Asso” Stefana. È stato anche mio ospite alla prima data di questo spettacolo, al Blue Note di Milano, una gran bella serata».

Capita di vederla al Caffè San Marco o passeggiare sulle rive. Ha mai pensato di trasferirsi a Trieste?

«Ci vengo il più possibile, è una città che amo moltissimo, in una regione che adoro – il Friuli Venezia Giulia per me è un’idea a cui tendere, ne sono attratto da sempre – ho amicizie di lunga data e quindi torno nel luogo in cui mi sento a casa, probabilmente un giorno farò la scelta di Paolo Rossi che ora vive qui e non dimentichiamo che anche il chitarrista americano Marc Ribot fa spesso base nel capoluogo giuliano».

Sta progettando un nuovo album?

«Io lavoro sempre, scrivo, registro ma il mondo è andato in folle, è difficile fare un piano, la situazione spinge più a scrivere che non a celebrare».

Elisa Russo, Il Piccolo 30 Marzo 2022  

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