John Prasec: un nome d’arte irriverente che ha continuato ad accompagnare il cantante triestino anche quando le cose si sono fatte serie. Tour in giro per il mondo (tra gli ultimi, prima della pandemia, in Argentina), collaborazioni importanti, e oggi un nuovo mini album da lanciare con la sua band londinese, i Voltstorm. L’artista triestino si è trasferito a Londra nel 2012, qui ha pubblicato alcuni lavori come John Prasec band e nel 2019 ha fondato i Voltstorm, in cui lo affiancano il chitarrista Fred Stigliano e il batterista Ivo Yordanov. È uscito ora il singolo e videoclip “One Life”, ad anticipare l’esordio discografico in arrivo il 25 marzo, registrato al Rogue Studios di Wembley con il produttore Alessio Garavello. Il genere è un rock potente con influenze classic metal, sulla scia di Helloween, Iron Maiden, Metallica e Judas Priest. La carriera di John Prasec comincia tanti anni fa a Trieste, al fianco di professionisti come Daniele Dibiaggio (Al Castellana/ Lademoto), Alberto Bravin (Pfm), Roberto De Micheli e Alessandro Sala (Rhapsody of Fire), Jimmy Bolco, Luca Lunardis, Saverio Gaglianese… «Ho sempre Trieste nel cuore – commenta John – non ci suono da dieci anni, spero di farlo con i Voltstorm e sogno una reunion con i miei vecchi compagni». «Il mio approccio nei dischi solisti era più scanzonato, adesso ho sentito l’esigenza di un maggior impegno nei testi, nel messaggio. L’idea è di fare qualcosa che incapsuli l’energia che è necessaria per cambiare le cose, con un suono heavy che non rinuncia alla melodia, non è necessaria l’aggressione nello stile, oggi più che mai ci serve speranza, essere presi per mano». Il frontman triestino confessa che la vita in Inghilterra, anche se da un paio di anni è cittadino, non sempre è stata facile. Ma le opportunità in campo musicale non sono mancate. Per qualche anno ha lavorato nello studio di Ed Randall e Alessio Garavello, dove passavano tutti i big della musica. «Non mi sembrava vero di passare due giorni con un mio mito – ricorda – come Ritchie Blackmore (Deep Purple). Era nel nostro studio per fare le prove con i suoi Rainbow. Personaggio eccentrico, con i vestiti in stile medievale ma molto alla mano. Un aneddoto: aveva le partiture stampate e c’era una nota sbagliata, ma non ammetteva di farci semplicemente sopra la correzione. Voleva un bianchetto: ho praticamente girato tutta Londra per trovarlo. Alla fine gliel’ho portato ed era felicissimo. Solo a quel punto le prove sono potute ricominciare».
Elisa Russo, Il Piccolo 15 Febbraio 2022
