«Più che un mestiere io nella vita voglio fare l’uomo» cantava Claudio Rocchi. Di mestieri ne avrebbe svolti parecchi: non solo nella musica (dal debutto con gli Stormy Six al folk, rock, psichedelia e prog), il reportage giornalistico, il cinema, il videomaking, la radiofonia, la divulgazione culturale e delle filosofie orientali; lasciando la sua Milano (dove era nato nel 1951) per l’India, il Nepal, la comunità hare krishna in Toscana, la Sardegna… Tante le vite vissute, come diceva lui stesso «una da studente, una da aspirante rock star, santo indù, “normale” professionista…». Fino ad arrivare all’ultima, quella della malattia degenerativa alle ossa che l’ha portato via nel 2013. Le ripercorre tutte il libro di Walter Gatti “Essenza. Vite di Claudio Rocchi” (Caissa Italia ed., pagg 256, euro 25) che verrà presentato domenica alle 16.30 alla Biblioteca Guarneriana (sala moderna) di San Daniele del Friuli per il Folkest; l’autore dialogherà assieme al violinista Michele Gazich.
Il legame di Rocchi con il Folkest viene citato nel libro: «Nel profondo nord est friulano – si legge – Gianni Martin finalmente riesce a coronare un sogno. Lui, che ha fondato il Rocchi fan club, e che sarà poi tra gli organizzatori del Folkest, ha già messo lo zampino nella partecipazione di Rocchi al Festival del Canto spontaneo di Tramonti alla Carnia, una manifestazione promossa nell’ottobre del 2009 dall’Associazione culturale Folkgiornale per dar voce alle culture minoritarie e ai luoghi dove la tradizione è ancora viva, senza rinunciare ad aprirsi agli sperimentalismi». E il 31 luglio 2010 riesce a portare Rocchi ad esibirsi in piazza a Spilimbergo per Folkest. «Una serata eccezionale – ricorda Martin -. Ho visto per la prima volta Claudio in concerto nel ’72 a Tolmezzo. Poi è tornato nel ’78 e siamo sempre rimasti in collegamento. La creazione del fan club è stato un po’ il collante di quel periodo».
«Spero – commenta Gatti – di portare alla luce la grande esperienza ed eredità artistica, culturale, spirituale di Rocchi, a dieci anni dalla sua scomparsa. Uno che è stato dimenticato perché era alternativo a tutto. Diceva sempre: “a destra mi danno dell’uomo di sinistra e viceversa, invece io sto in alto” e questa era la cifra della sua esistenza. Molti lo legano agli anni ’70, a Parco Lambro, ma ha fatto cose incredibili dopo, fino alla fine, come l’ultimo disco con Maroccolo».
Il lodigiano Gatti, giornalista dagli Ottanta (Corriere della Sera, Panorama, Il Giornale, Vogue, Class Editori, Il Sabato, Radio Rai), rende un prezioso omaggio a Claudio Rocchi in questo volume ricco di fotografie, documenti, canzoni, scritti, poesie e dichiarazioni spesso inedite di chi è stato al suo fianco (tra i nomi più noti Franco Battiato, Alberto Camerini, Lucio Fabbri, Eugenio Finardi, Gianni Maroccolo, Paolo Tofani, Amerigo Verardi, traendo anche dai diari messi a disposizione dalla ultima compagna dell’artista, Susanna Schimperna), con il pregio di ripercorrere parallelamente anche la storia della musica italiana e del nostro paese. Puntando all’«Essenza» delle cose, proprio come il titolo dell’album di Rocchi che lui stesso definiva il suo “più rappresentativo”.
Elisa Russo, Il Piccolo e Il Messaggero Veneto 02 Luglio 2023

