«Stanco di avere a che fare con primedonne, continui cambi di line up e litigi, ho deciso che era venuto il momento di evolvermi in qualcosa che dipendesse totalmente da me e che fosse metal come lo intendo io al 100%»: di esperienza per mettersi in proprio ne ha accumulata, il triestino Davide Giorgi, classe 1971, che dopo un’adolescenza alle tastiere suonando cover dei Depeche Mode scoprì il metal e cominciò a suonare il basso nel ‘93 con gli Altered States; nel ‘98 è con i Bespin, dal ‘99 al 2011 ha un buon successo con i 1neday e dal 2019 con i Darkpools. Per il progetto solista sceglie un nuovo nome, provocatorio e diretto: Whatafuck che trasmette «rabbia e sfogo» tipiche dei modelli di riferimento, i big del genere come Machine Head, Korn, Fear Factory, Biohazard, Sepultura, Soulfly e Slipknot ma anche Alice in Chains e Earthtone 9. «Quello che mi contraddistingue – dice – è proprio il riuscire a inserire tutte le sonorità di queste band in ogni canzone, ma ovviamente è la mia voce a rendermi riconoscibile come spesso succede». L’album di debutto s’intitola “Stronger Than God” ed esce il 27 marzo per l’etichetta Ghost Record, con la distribuzione di Crashsound in Italia, Inghilterra e Stati Uniti. È stato registrato nei VDB Studios di Trieste e poi prodotto e mixato al Zero Point Energy Recording di New York da Lorenzo Gavinelli. Nelle foto (e nei concerti, quando riprenderanno) Giorgi si presenta indossando una maschera: «Per creare un’atmosfera più teatrale. Mi dà anche la possibilità – spiega – di cambiare con più facilità i componenti della band mantenendo l’attenzione del pubblico sulla musica e non sulla gente. Nei live, saremo tutti uguali sul palco». Al bassista, cantante e autore del progetto si sono infatti aggiunti altri componenti, dei quali però non svela l’identità e che sono intercambiabili: «I musicisti che appena possibile mi seguiranno in tour – precisa – hanno tutta la mia stima e hanno accettato volentieri di delegarmi gli impegni e le responsabilità». A livello tematico si tratta di un vero e proprio concept album: «Ho cercato di mettere in evidenza, usando demoni, predicatori e spettri come metafore, la maniera in cui le religioni e le sette siano riuscite a togliere alla gente il libero arbitrio, quindi cerco di dare un aiuto con la forza delle parole e della musica a quelle persone che cercano di uscirne o comunque di avere un loro pensiero». Oltre a un video teaser già visibile sui social dell’artista, Giorgi sta pubblicando settimanalmente dei video episodi dove racconta di cosa parlano i brani e di come sono stati realizzati. È in programma anche la realizzazione di un videoclip della canzone “Inferno”. «Sto combattendo lo stop dei live – continua – lavorando molto da casa su canzoni, video, merchandising e altre idee, cercando di essere pronto per quando si riapriranno le danze». Trieste ha esportato nel mondo nomi come Rhapsody e The Secret e può vantare un sottobosco di formazioni heavy invidiabili, il giudizio di Giorgi non è però ottimista: «La scena triestina per quel che riguarda il metal/ hardcore in generale non è mai stata tanto florida, ora men che meno. Certo, negli anni ‘90 conto almeno cinque gruppi che avevano qualcosa da dire ma forse troppo pochi per definirla scena. Il vero problema è il ricambio generazionale. Staremo a vedere se lo stop dei concerti farà morire le band rimaste o se alla riapertura la voglia di musica dal vivo porterà nuova linfa e apertura di nuovi club dove suonare».
Elisa Russo, Il Piccolo 18 Marzo 2021