«Ho suonato a Trieste molte volte e la porto nel cuore, mi fa sentire a casa, ho tanti amici che non vedo l’ora di rincontrare. L’esistenza non è facile per nessuno ed è speciale ritrovarsi con un calice alzato e la musica che ci unisce per celebrare la vita, nella vostra splendida città eleviamo assieme gli spiriti»: Willie Nile torna in concerto a Trieste, alla Sala Luttazzi (Magazzino 26 in Porto Vecchio), venerdì alle 20.30, organizza Trieste is Rock (con Good Vibrations per “Una luce sempre accesa”). Il newyorkese Nile è una vera leggenda del rock, punk e folk, con una carriera ultra-quarantennale alle spalle, condivisa con i grandi della musica.
Springsteen, Ringo Starr, Elvis Costello, Who, Lucinda Williams, Steve Earle… qual è stato l’incontro più memorabile?
«Domanda difficile, sono stato davvero fortunato e ho avuto esperienze incredibili nel mio cammino, sono grato a tutti gli artisti citati che sono stati molto gentili e generosi con me. Non saprei se scegliere: aver cantato davanti ai 70 mila pazzi scatenati di Bruce allo stadio o cantare “I Get By With A Little Help From My Friends” con Ringo l’ultima sera del nostro tour assieme».
Il suo rapporto con l’Italia?
«Ci vengo quasi una volta all’anno dal 1992, mi arriva dritta all’anima, qui ho parecchi amici, adoro l’arte, la cultura, il cibo, il vino, la passione della gente per il rock’n’roll, le radici profonde; ci sono anche tanti artisti di valore, il cuore del rock non smette di pulsare in questa terra magica».
A Trieste sarà accompagnato dal milanese Marco Limido (Family Style), cosa proponete?
«È il caso di chiamare metaforicamente i pompieri perché il nostro show è incendiario. Un cuore pulsante di rock’n’roll, passione, fervore, il potere degli innocenti, l’amore universale da condividere. Se vi sentite tristi per come va il mondo oggi, venite a staccare un po’ con me e il grande Limido. Daremo tutto, anima e corpo».
Vive ancora nel Greenwich Village a New York? Patti Smith ha dichiarato che New York oggi è troppo costosa per un artista, che ne pensa?
«Vivo nel Greenwich Village dalla notte dei tempi. Certo, New York costa, ma il mio appartamento è piccolo e a buon prezzo, non mi lamento. È un gran posto, speciale per gli scrittori. Con ricchi, poveri e tutto quello che c’è in mezzo. Se per gli artisti è troppo caro, non resta che trasferirsi sulla luna».
Cosa significa per lei essere un artista?
«Non posso separare l’arte dalla vita quotidiana, respirano la stessa aria. L’arte vera può aiutare a cambiare il mondo e renderlo un posto migliore. Non smetterò mai di lottare e aiutare i miei simili per rendere questo pianeta più vivibile. Ecco cosa mi spinge, e che mi regala un sorriso».
La parte più dura e quella più bella?
«La più difficile è non essere schifosamente ricco, così potrei aiutare meglio i miei fratelli e sorelle nella battaglia per la libertà e la giustizia. La parte migliore è avere l’opportunità di combattere per tutto questo».
Di recente ha pubblicato il nuovo singolo “Wake up America”, c’è già un nuovo album in arrivo dopo “The Day The Earth Stood Still” del 2021?
«Ho scritto un nuovo disco e sono pronto a registrarlo. Al momento sto lavorando con un regista a un documentario sul mio viaggio, abbiamo quasi finito le riprese, a quel punto entrerò in studio per l’album. La mia fortuna è che le canzoni continuano ad arrivarmi, su questo mi sento come da ragazzino. L’ispirazione bussa ancora alla mia porta, e io continuerò a rispondere finché sarà così».
Elisa Russo, Il Piccolo 15 Febbraio 2023
