Questa sera alle 21 in Piazza Verdi, con l’organizzazione di Jambo Gabri nell’ambito di Trieste Estate e ad ingresso gratuito, i triestini Wooden Legs festeggiano dieci anni di carriera all’insegna dell’irish music. Il progetto è nato da musicisti di indubbia qualità tecnica, nella formazione attuale: i due membri presenti sin dagli esordi Giovanni Settimo (voce, banjo, chitarra) e Alice Porro (flauti) e poi Sebastiano Frattini (violino, chitarra), Michele Blasina (basso) e Anselmo Luisi (percussioni, Bodhrán, batteria). Sul palco di Piazza Verdi ci saranno anche molti ex componenti ed ospiti speciali che negli anni hanno donato alla band il loro prezioso contributo, come la cantante Dorina. Definiti una band di “Extreme Irish Music”, i Wooden Legs si sono fatti apprezzare anche all’estero in Austria, Germania, Slovenia, Croazia, Francia e Spagna, grazie alla loro personale interpretazione della musica irlandese, che, pur non tralasciando la tecnica tradizionale, arricchisce il sound con influenze varie che spaziano dalla classica al rock. Il loro repertorio va da pezzi di propria composizione a ballate folk tradizionali, da melodie evocative a indiavolate battaglie tra flauto e violino. Nel 2011 è uscito il loro primo album «If it doesn’t last forever» e nel 2015 il secondo, «What are you looking for», nel frattempo hanno accumulato esperienze sui palchi di festival nazionali ed internazionali. «Nel 2007 abbiamo fatto il primo concerto e quindi ora vogliamo celebrare il decennale», spiega Giovanni Settimo.
Cosa succederà stasera in Piazza Verdi?
«Assieme a noi cinque, saliranno sul palco tutti quelli che hanno fatto la storia del gruppo: ospiti speciali come Dorina che ha cantato con noi in vari concerti (al Triskell, a Milano) e poi ex membri come Andrea Monterosso che è stato il violinista storico del gruppo per nove anni, altri violinisti come Federico Seraffini e Lucy Passante Spaccapietra, i percussionisti Gabriele Petracco e Marko Jugovic, i bassisti Niccolò Barago e Giovanni Gregoretti. Con la formazione attuale porteremo gli ultimi brani che abbiamo scritto oppure pezzi tradizionali che abbiamo riarrangiato e con gli ospiti ci sarà occasione di riascoltare pezzi che non suoniamo da tanto tempo, per esempio c’è una canzone sul primo album che è cantata da Dorina e sono anni che non la facciamo dal vivo. Nel gran finale saremo tutti e 13 sul palco. La serata è organizzata assieme a Jambo Gabri, con cui collaboriamo da tempo, il primo disco l’avevamo registrato da loro, ci hanno aiutato anche per il secondo album e per altri eventi».
Le tappe principali di questi dieci anni?
«Nel 2008 al Triskell è stato il primo concerto importante, eravamo emozionatissimi e siamo stati accolti benissimo dal pubblico, da lì si sono aperte le porte per altri festival. L’anno scorso abbiamo suonato davanti a cinquemila persone ad uno storico evento di musica irlandese che si tiene dal 1978, il festival Ortigueira in Galizia, Spagna, è stato molto bello».
Triestini innamorati della musica irlandese. Com’è nata questa passione?
«Ci chiedono, soprattutto all’estero, come mai degli italiani fanno musica irlandese. Ci piaceva. È stato un incontro tra persone che amavano questo genere, abbiamo deciso di approfondirlo. Tutti i generi moderni, il country, il rock hanno influenze irlandesi; anche se non ce ne rendiamo conto la musica che siamo abituati ad ascoltare ha legami con quella irish. È una musica che fa ballare, molto divertente, festosa. E sicuramente ha influito anche la presenza del Triskell in città, di conseguenza a Trieste ci sono molte più band del genere che altrove. Lo facciamo con il nostro stile, molti ci hanno detto che non suoniamo come suonerebbe un irlandese ma abbiamo un altro tipo di energia e personalità, qualcuno in Francia ci ha detto che siamo interessanti perché abbiamo un tocco mediterraneo. Molti componenti della band hanno suonato anche in formazioni rock e questo ha influito sul nostro stile».
La musica in città?
«Tanti si lamentano ma secondo me sbagliano, ci sono sempre parecchi concerti, ci sono tanti gruppi, soprattutto rock ma non solo. Noi siamo sempre riusciti a suonare in giro. Magari le difficoltà stanno nell’uscire dalla città, ma per suonare qui, spazi e occasioni non mancano».
Prossimi impegni?
«Finiti i concerti andremo a “ritirarci” qualche giorno in montagna dove comporremo nuovi brani, ne abbiamo già alcuni e speriamo di poter registrare il terzo disco l’anno prossimo».
Elisa Russo, Il Piccolo 05 Agosto 2017