YELLOW KINGS “Songs for the Young”

«Il futuro della musica non andrebbe immaginato né pianificato. Il dato di fatto è che i giovani pensano solo ai soldi. Chi fa arte per motivi diversi da un’urgente necessità dovrebbe farsi da parte, il mercato è saturo. Questa potrebbe essere una grande conquista futura. Concerti chiusi per tutti, tranne quelli belli! Il resto ce lo diranno gli epidemiologi, ma non sarà il Coronavirus a cambiare la musica. Questo spero lo facciano solo le persone». Parole del triestino Morgan Bellini, attualmente impegnato (voce e chitarra) nel progetto Yellow Kings, per più di un decennio con i Vanessa Van Basten, una delle band più importanti nel panorama post-rock italiano: «Ho iniziato come dj – racconta Bellini –. Dopo anni di movida genovese, nel 2005 ho fondato i Vanessa Van Basten, con i quali ho pubblicato una decina tra album, ep e split tra Italia, Belgio e Stati Uniti e con i quali ho fatto tanti concerti alla fine degli anni 2000». Dopo tredici anni passati tra Genova e Vienna, da diverso tempo l’artista è tornato nella città natale «Purtroppo Trieste – dice – non è più stimolante com’era, seppur limitatamente, negli ’80 e nei ’90: anche se da sempre produce talenti pazzeschi in tanti campi, la nostra città sembra indietro di vent’anni ed è il prezzo da pagare per avere anziani felici, sicurezza e poco stress. Non sto facendo facile ironia. E non sono tornato a Trieste per cambiare la storia della musica. Parliamoci chiaro, questo è il posto ideale per la vecchiaia». Ha fondato gli Yellow Kings mentre ancora stava lavorando a un disco dei Vanessa: «Ho iniziato a collaborare con Franz Valente (Il Teatro degli Orrori) e Zappeo (che viene dal grindcore) – spiega –. Abbiamo composto un bel po’ di materiale fino al 2016 circa. Poi Franz si è spostato e noi, invece di rimpiazzarlo con un altro batterista, abbiamo pensato di basare la nostra musica su una batteria elettronica, anche dal vivo. E così sono nati gli Yellow Kings, un progetto abbastanza rumoroso e potente ma ridotto all’osso: due soli membri e tutta l’attrezzatura trasportabile con una sola macchina». In questi giorni esce l’ep “Songs for the Young”, in digitale e anche in vinile, tra grunge, shoegaze, noise rock: «Sono cinque nuovi brani, scritti da persone ormai intorno alla quarantina e nel pieno della maturità. Il disco parla del disagio dei nostri teenagers, di come le persone si stiano trasformando nei loro avatar e della loro falsità/vacuità sui social, dell’impossibilità di una vita felice senza denaro, di come il futuro appaia buio, triste e vuoto nonostante tanti “like”, cuoricini e bacini. Lo fa attraverso canzoni compiute, dotate di ritornelli piuttosto “catchy” ma in qualche modo forzati e innaturali, proprio come il mondo in cui ormai siamo costretti a (soprav)vivere. Ho scelto di pubblicare questa musica perché credo contenga un messaggio assolutamente contemporaneo». Pensando al lockdown alle spalle conclude: «L’ho passato a ingrassare, a preparare impasti ma anche a lavorare come un matto. Per vivere faccio l’insegnante e la nostra scuola è tra quelle che si è data maggiormente da fare per la didattica a distanza. È stata un’esperienza impegnativa e frustrante ma sicuramente formativa. Ho anche capito, come tanti, che prima ero circondato da molte persone e cose superflue e che in generale la gente avrebbe bisogno di riposare di più. Sarebbe giusto ridimensionare un pochino le nostre aspettative e smetterla di alimentare un sistema profondamente sbagliato e disumano».

 

Elisa Russo, Il Piccolo 24 Giugno 2020

 

Articoli consigliati