Sabato 28 marzo alle 21.30 al Teatro Miela, per la rassegna «Made in Miela», suonano The Zen Circus eLombroso.
I milanesi Lombroso sono: Dario Ciffo voce e chitarra, (ex violinista degli Afterhours), e Agostino Nascimbeni batteria e voce. Amanti delle atmosfere e ballate anni ’70, hanno realizzato due dischi con sonorità hard rock molto marcate e ricercate. Canzoni d’amore ma non solo nel loro disco d’esordio dal titolo «Lombroso» e nel successivo «Credi di Conoscermi» che interpreta in perfetto stile sixties italiano il loro modo di essere.
The Zen Circus, di Pisa, da molti vengono considerati la band più pazza e scalcinata d’Italia; rappresentano senza mezze misure la parte rozza, caotica e ruspante di quello che loro ancora faticano a chiamare indie rock. Sono stati definiti dal mensile Rumore «L’ultima vera punk band nostrana». Brian Ritchie degli americani Violent Femmes li ha voluti come gruppo con cui suonare al suo arrivo come produttore in Italia. E ancora collaborazioni con Giorgio Canali, Giulio Favero (Teatro Degli Orrori), Davide Toffolo per il video di «Punk Lullaby», il singolo tratto dal disco «Villa Inferno». Album al quale hanno presenziato niente meno che Kim Deal dei Pixies come corista e Jerry Harrison dei Talking Heads alle tastiere. Un melting-pot con brani in italiano, inglese, francese e addirittura serbo-croato. Ora la band annuncia un cambio di rotta: il prossimo disco, in uscita ad ottobre conterrà esclusivamente testi in italiano. «Abbiamo giocato con l’italiano in varie occasioni, ma solo con l’ultimo “Villa Inferno” abbiamo messo a fuoco quella che era l’idea di partenza di questo nuovo progetto – racconta Appino, voce degli Zen Circus. «Come un cerchio, i musicisti americani che ci avevano influenzato da appena nati e che ci avevano anche perseguitato negli anni a seguire, sono arrivati fra le nostre braccia come attratti da una calamita. Hanno collaborato, ci hanno dato consigli, si sono affezionati ed emozionati ed hanno chiuso questo cerchio con il disco che volevamo fare, con dentro quelli che ci hanno fatto iniziare. Punto e a capo».
Il titolo del nuovo disco sarà molto esplicito.
«“Andate Tutti Affanculo”. Questo sarà il titolo del nostro nuovo album che uscirà verso ottobre. Si può considerarlo un titolo puerile oppure volgare e di cattivo gusto, certo siamo pronti a sentirci dire entrambe le cose. Ma non è nulla di tutto questo. Da qualche anno ci ronzava in testa di fare un disco in italiano, la famigerata lingua madre con la quale un musicista italiano “maturo” deve confrontarsi da quando in Italia ci siamo convinti di non avere artisti capaci d’esportare all’estero il nostro rock. Ma più che altro ci siamo accorti di non avere strutture capaci di farlo: quindi come sempre in Italia, sarà la classe dirigente a dare il cattivo esempio e a trovare poi il capro espiatorio nella mancanza di risorse dal basso. Il basso, dal canto suo, crede nei “professori” e si lasca abbagliare volentieri dal “successo” e si convince che le cose stiano davvero così: accade per cose fondamentali nella convivenza civile figuriamoci nel mondo dell’arte. Come una sorta di auto-embargo abbiamo deciso che è meglio giocare in casa nostra. Forti di un motore diesel che mai ha conosciuto la parola hype ma solo i faccia a faccia dei mille concerti fatti in ogni remoto angolo di questo paese meraviglioso, ci prendiamo la libertà di mandare l’Italia di oggi, i suoi rituali borghesi, le sue liturgie, le sue maschere liberiste a quel paese. È il nostro gioco serio, l’urlo più naturale che c’è quando ci si trova accerchiati e non si riconosce più chi è amico e chi nemico. Quando tutti pretendono rispetto, mancandolo puntualmente».
C’è solo rabbia o anche ironia nel titolo?
«Certo va detto che siamo musicisti, non una associazione sovversiva. Ed inoltre toscani, quindi fanatici dell’autoironia e dello scherno. Non ci interessa dare voce ad un’ipotetica generazione X né tanto meno farci portavoce del giusto: facciamo schifo anche noi, a modo nostro. Ma è importante, ora, adesso, che qualcuno esca dalle righe. Lo faremo noi con questo disco».
Siete stati paragonati a Rino Gaetano.
«Il paragone mi rende felice. Durante l’adolescenza era l’unico cantautore che accettavo. Mi ha aperto un mondo. Gli Zen Circus però vengono dal punk e dall’hardcore: sono cresciuto con quella musica. A Pisa frequentavo il giro dei centri sociali. L’attitudine punk ha sempre contraddistinto il nostro progetto: fatto di genuinità e passione».
Elisa Russo Il Piccolo, 28 Marzo 2008