ZUCCHERO A TRIESTE IL 4 E 5 LUGLIO 2023

«A volte quando leggo la mia biografia quasi mi spavento, mi chiedo come sono riuscito a fare tutte queste cose, dal tour con Eric Clapton nel ’90, il tributo a Freddie Mercury a Wembley, Woodstock ‘94, i concerti per Nelson Mandela, l’arena di Verona, tanti momenti intensi. Difficilmente riesco ad andare in vacanza e prendo la scusa della tournée per viaggiare il mondo». Torna in Friuli Venezia Giulia, dopo la tappa dell’anno scorso a Palmanova (che lo riportava in regione a nove anni da Villa Manin 2013), il bluesman italiano più famoso al mondo (oltre 60 milioni di dischi venduti): Adelmo “Sugar” Fornaciari, salirà sul palco di Piazza Unità per “Live in Trieste” oggi e domani alle 21.30 (apertura porte alle 19); biglietti ancora in vendita su Ticketone e dalle 18.30 alla biglietteria in Via del Teatro. 

Il World Wide Tour di Zucchero, partito lo scorso anno da Glasgow registrando il tutto esaurito anche alla Royal Albert Hall di Londra, ha toccato i festival più prestigiosi d’Europa. All’Arena di Verona l’artista ha registrato 14 sold out superando le 150 mila presenze. Nello show, Zucchero porterà, oltre ai brani del suo ultimo lavoro discografico “Discover”, i più grandi successi amati dal pubblico, e vedrà sul palco una super band internazionale composta da Polo Jones (direzione musicale, basso), Kat Dyson (chitarra), Peter Vettese(hammond, piano, synth), Mario Schilirò (chitarra), Adriano Molinari (batteria), Nicola Peruch (tastiere), Monica Mz Carter (batteria, percussioni), James Thompson (fiati), Lazaro Amauri Oviedo Dilout (fiati) e Oma Jali(seconde voci).

Torna finalmente a Trieste, come è stata scelta? 

«I luoghi del World Wild Tour in Italia ci sembravano i posti più adatti dove suonare per quello che rappresento con la mia musica. I posti belli dovrebbero amplificare la musica, se la musica è buona». 

Cosa può anticipare della scaletta che proporrà in Piazza Unità?

«La band che mi accompagna conosce tutti i miei brani, più di trecento, quindi posso cambiare. A Reggio Emilia ho suonato brani legati alla mia terra, non solo i singoli. Sono un emiliano doc, anche se giro il mondo, nelle mie canzoni ci sono sempre dei riferimenti alla mia terra, il senso dell’umorismo degli emiliani è unico, un modo per sdrammatizzare la vita senza prendersi troppo sul serio». 

Un repertorio vastissimo da cui pescare.

«E vario: ci sono pezzi come “Dune Mosse”, “Diamante”, “Soffio Caldo” e poi brani che vengono definiti “da osteria” come “Bacco Perbacco”, “Vedo Nero”. Bisognerebbe conoscere di più la storia del blues, del soul, dell’r&b: da una parte ci sono brani sublimi, ma ci sono anche pezzi come “Got My Mojo Working”, che è un doppio senso».

Ci riassume i mesi passati?

«Un tour in Scandinavia con Andrea Bocelli e poi siamo andati in Oceania, debuttando a Auckland e chiudendo, fuori dai confini europei, a Sydney all’Opera House con tanti amici invitati, molto noti non solo in Australia; dopo è stata la volta dell’America con una grande orchestra. Non avevo forse mai fatto, se non con Pavarotti & Friends, canzoni come “Così Celeste”, “Diamante”, “Miserere” con una grande orchestra. Siamo tornati e siamo ripartiti per i nuovi concerti in Italia e in Europa, il tour mondiale terminerà verso metà agosto». 

Il 26 giugno a San Siro con i Coldpaly: com’è andata?

«Una delle cose che mi piace di più di questo mestiere è l’improvvisazione. A sorpresa i Coldplay mi hanno invitato sul palco e mi hanno chiesto di cantare “Diamante” con loro e poi di fare un altro brano mio. Con un po’ di imbarazzo ho improvvisato “Hey man”, voce e chitarra. E sentire tutto il pubblico cantare insieme a noi è stato un momento molto forte che non dimenticherò. Finito il concerto, quando ero già in macchina, mi è arrivato questo bellissimo messaggio di Chris Martin: “Zucchero, our brother forever thank you so much for being here today” (grazie tante per esserci stato, fratello). Tutto questo si chiama “anima”, “amore” e “rispetto” che dovrebbe esistere sempre, non solo tra artisti ma soprattutto tra esseri umani». 

E i duetti col rapper Salmo?

«L’ho invitato alla RCF Arena Reggio Emilia, mi è piaciuta molto la sua versione di “Diavolo in me”. Ci siamo conosciuti, ho visto dei suoi concerti. È un musicista preparato, attualissimo, conosce la musica da dove vengo anche io. Si è dimostrato un mio grande fan e siamo diventati ottimi amici». 

La sua celebre “Miserere” vanta una versione inglese a firma Bono Vox.

«“Miserere” l’ho scritta e composta in italiano. Poi per il mercato inglese Bono ha scritto il testo, ma non è una traduzione, ha riassunto il concetto di cui parlavo in italiano, facendolo suo. Alcune frasi riprendono il testo in italiano, altre sono liberamente reinterpretate da lui». 

Come si descriverebbe?

«Anche se sul palco non si direbbe (lì sembro sicuro, allegro, mattacchione), fondamentalmente sono un malinconico da quando sono nato. È bello anche così, la malinconia – se non è depressione – è piacevole e creativa. Bruce Springsteen, per esempio, è uno molto malinconico, lo ha scritto pure nella sua biografia. Eppure, è il Boss. Quindi forse tendo a vedere le cose attraverso quel velo invece di dirmi che andrà tutto bene».

Elisa Russo, Il Piccolo 4 Luglio 2023 

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